23 Luglio
Mercoledì 23 luglio
Buon giorno a tutti! Rieccomi, quasi in forma. E voi? Tutto bene? Io ho fatto l’intervento, sto facendo anche la convalescenza, a regola d’arte – come da copione – e solo ieri son riuscita a rimettermi a lavorare. Prima cosa ho preparato il “reportage” su Shanghai; prima parte di un più ampio servizio con il quale vi porterò in Thailandia, Puket precisamente, poi a Honk Kong e a Macao.
Oggi conto di mandare articolo e “reportage” a Davide (l’web master, ormai lo conoscete e sapete quanto è bravo: basta girovagare nel blog, tecnicamente parlando è tutta opera sua) che li pubblicherà al più presto. Ha una passione per l’Oriente e mi ha confessato che è impaziente di vedere le foto.
Da oggi avrò qui con me la mia nipotina, Rita Mae Leah, solo Rita per noi di casa e per gli amici; la vedo pochissimo e ho proprio voglia di godermela per qualche giorno. Non mi lascerà molto tempo libero per lavorare, ma tant’è: ormai siete abituati alla mia non quotidianità. Andiamo avanti così, poi intensificheremo.
Tra sette giorni, esattamente il 30 luglio, Rita ed io compiremo gli anni. Insieme, sì. Per il mio compleanno, 8 anni fa, ho avuto il più bel regalo che si possa desiderare, sono diventata nonna.
Mi sto inventando un po’ di cose per farla divertire, ma c’è comunque Fata, la cagnolina, con cui può giocare. E, si sa, i cuccioli si divertono insieme, anche se di specie diverse.
Poi disferemo le “extension” che ha ai capelli; i suoi sono “afro” e il modo migliore per gestirli son le treccine, con “extension” o senza. Diversamente ha un capoccione di capelli che neanche Branduardi…E rifaremo il tutto, pronte per continuare a goderci l’estate.
Il seguito lo vedremo strada facendo…Una settimana non è poi così lunga da inventare.
Visto che sto attraversando un periodo di riposo, anche se forzato, e non mi possono capitare chissà quali cose, ne approfitterei per raccontarvi la storia di Black, il cane che insieme ad Oliver – di cui vi ho già raccontato – ha il suo nome nel dominio del mio sito.
Tantissimi anni fa, ero ancora a Porlezza, stavo tornando da Claino verso casa, quando assistetti a una scena di quelle che non solo non vorremmo mai vedere, ma che non dovrebbero proprio succedere!!!!
Una macchina che mi precedeva si fermò, si aprì una portiera e un braccio – a cui auguro sia venuta almeno una cancrena – buttò fuori un cagnolino nero.
Spaesato e terrorizzato il cane cominciò a seguire la macchina correndo all’impazzata a destra e a sinistra ed io che subito mi ero fermata per cercare di farlo venire verso di me e poi prenderlo, non potei fare altro che vederlo investire da un’altra autovettura che procedeva in senso contrario. Il cane restò a terra inerme; il ragazzo – che proprio non aveva potuto evitarlo – ed io accorremmo verso di lui per vedere se ci fosse stato da fare qualcosa per soccorrerlo. Era vivo, ma capire che danni aveva riportato non sarebbe stato semplice. Chiamai il mio veterinario e mentre gli stavo raccontando che l’animale era a terra fermo e quello che noi potevamo vedere era una “scollatura” della pelle sopra l’occhio, il cane con un balzo inaspettato si rimise sulle 4 zampe e scappò su per la montagna che fiancheggiava lo stradone.
Una cosa era certa: non aveva le zampe rotte, ma il ragazzo ed io pensammo che probabilmente sarebbe andato a morire da qualche parte tra i boschi; ferito, dolorante, terrorizzato….
Ci salutammo, ma io, giunta a casa, non mi rassegnai a questa cosa. Presi due ciotole e del cibo oltre che un medicinale antibiotico per uso veterinario che avevo sempre in casa per i miei gatti, all’occorrenza, e tornai sul luogo del fattaccio, con i miei bambini ai quali avevo raccontato l’accaduto.
Misi l’antibiotico nel cibo, l’altra ciotola con l’acqua e, dopo aver aspettato, ma invano, per un po’, tornammo a casa.
La mattina dopo, prima di andare al lavoro, feci un sopralluogo e…la ciotola era vuota. Qualcuno aveva mangiato, ma, certo, poteva essere stato qualunque altro animale. Qualcosa però mi diceva che no, era stato proprio quel cane. Rifeci per molti giorni quel passaggio e poiché il cane non compariva mai mentre io ero lì, però la ciotola dopo poco era vuota, decisi di appostarmi dietro un grande albero e così dopo pochi minuti vidi il cane che si avvicinava e mangiava. Camminava bene e la ferita sopra l’occhio sembrava avviata verso la guarigione.
Per farla breve, dopo circa un mese il cane cominciò a fidarsi di me e non appena io arrivavo con il cibo lui si avvicinava, mangiava e poi io mi fermavo un po’ a giocare con lui. Ma se tentavo di metterlo in macchina lui scappava. Passò un altro mese e il cane nero che io, in un attacco di fantasia avevo chiamato “Black”, un bel giorno salì da solo sulla mia macchina: avevo aperto la portiera perché stavo andando via come al solito e lui, con una corsetta e un piccolo balzo, mi precedette e si mise sul sedile di fianco.
Aveva deciso che era giunto il momento di ritornare a fidarsi di un umano! Lo portai a casa, con grande gioia mia – in quanto sentivo tutta la soddisfazione di avergli salvato la vita – e dei bambini. Black divenne a tutti gli effetti parte della famiglia e la sua vita fu lunga e felice. Vita che, spero con tutto il cuore, non sia stata così per quelli (non saprei come definirli, mi limito a “quelli”) che lo avevano abbandonato.
Non aggiungo altro, questa storia si commenta da sola ed è di per sè un invito a non abbandonare MAI gli animali.