31 Luglio
Giovedì 31 luglio
Questa mattina ringraziando ancora gli amici (tantissimi!) che ieri, 30 luglio, tramite “social” mi hanno fatto gli auguri, ho promesso che avrei raccontato la giornata trascorsa. E mantengo la promessa. Non solo perché sono di parola, ma soprattutto perché ci tengo a ricordare e condividere con i miei lettori quello che è stato un compleanno insolito, intenso, bello. Ricordate? Vi dicevo nell’ultimo articolo (23/07) che Rita ed io festeggiamo il compleanno nello stesso giorno, appunto il 30 luglio, e così ieri mattina il programma era partire per Porlezza dove alle 10,30 ci saremmo imbarcate con Chiara e con il nonno Ciso sul motoscafo dell’amico Peppino che ci avrebbe portato a pranzo a Porto Ceresio, con sosta aperitivo davanti a Morcote, attraversando il Lago di Lugano.
La mattina però apro le finestre su un cielo grigio che non promette nulla di buono: accidenti! mi dico, dopo un martedì di sole e cielo terso possibile che il tempo si sia messo al brutto così in fretta? E proprio oggi che ci aspetta un programma all’aria aperta…. Comunque si va, sperando in un’evoluzione positiva del meteo.
Rispettando la tabella di marcia, poco prima delle 9 Rita ed io siamo già in auto e, traffico scarso, alle 10 tagliamo il traguardo di Begna. Baci, abbracci, auguri e si va all’imbarco.
La giornata è freddina e la velocità del motoscafo acuisce le ventate gelide che ci sferzano; metto la cerata, cappuccio compreso, e mi godo un panorama bellissimo. Il lago visto dal lago….il mio lago, dove, oltre agli scorci meravigliosi, ovunque io guardi ho un ricordo! Vita vissuta ma anche panorami letterari: la villa di Fogazzaro, per esempio, (bene del FAI, con un giardino sul lago che ti toglie il fiato) e il suo Piccolo Mondo Antico: “Ombretta sdegnosa del Missisipì, non far la ritrosa ma baciami qui” (cito testualmente) par di vedere lo zio Piero che canta la filastrocca alla piccola Ombretta, la scaletta che scende in darsena dove si consuma il dramma del romanzo con la bimba che, sfuggita al controllo, scivola in acqua e annega.
La frazione valsoldese di Santa Margherita, verdissima e un po’ selvaggia, con un’acqua limpidissima, punteggiata dalle vecchie cascine ora ristrutturate in abitazioni di pregio perfettamente incastonate nella montagna e raggiungibili solo in barca; il Museo Doganale che fronteggia il Borgo di Gandria (Svizzera) da cui prende il nome: racconta le storie di contrabbando che fino circa alla metà del XXesimo hanno animato queste zone di confine, testimonia l’isolamento e i pericoli legati alla professione delle guardie di confine, la lotta contro l’importazione illegale delle merci e, successivamente, ahimè! contro i passaggi clandestini dei primi profughi dagli anni 80 del secolo scorso.
Ma tanto, tanto altro e mi accorgo che, presa dalla foga del racconto, sto divagando; comunque, prima di tornare al “diario del giorno” una cosa voglio dirla: chi non conosce la zona deve mettere in programma una gita. Forse una non basterà neppure: il Lago di Lugano – o Ceresio – è molto arzigogolato; una ramo porta a Ponte Tresa, un altro a Porto Ceresio, una terzo termina con Porlezza; più o meno a metà il golfo di Lugano che, torno a dire, visto dal lago è una vera perla.
Verso mezzogiorno eccolo: il sole! Dapprima fa timidamente capolino tra le nuvole poi prepotentemente esce allo scoperto. Riscalda noi e trasforma i panorami, affascinanti anche nel grigiore di una giornata bruttina, ma splendidi ora che sono illuminati dalla nostra stella!
Non ci abbandonerà più, permettendoci così di godere appieno di un piccolo aperitivo davanti al borgo svizzero di Morcote con la veduta del suo meraviglioso Parco Scherrer e, poco dopo, attraccando sulla riva italiana di Porto Ceresio, di goderci anche il pranzo in un caratteristico “crotto”.
Ripartiamo verso le 14,30 e dopo poco più di un’oretta di navigazione spedita, costeggiando ora la sponda occidentale del lago, arriviamo a Cima, dove eravamo partiti. Saluti e baci (Peppino è un amico carissimo, per il nonno Ciso quasi un fratello) e giusto il tempo di arrivare a casa, rimetterci a nuovo e comincia la seconda parte della festa di compleanno. Questa soprattutto dedicata alla nostra cucciola: si svolgerà infatti sul prato della Canottieri con i ragazzi e le ragazze della Società e con un bel po’ di invitati, amichetti/e di Rita.
Giochi, frizzi, lazzi, ricchi premi e cotillon…. Regali e regali…Rita è felicissima e noi ancor di più nel vederla così!
Si son fatte le 19, minuto più minuto meno, e per me si avvicina l’ora di tornare a casa.
La giornata è stata particolare; l’idea di regalarci il giro che vi ho descritto è stata vincente. Grazie nonno!!!
Ci metto un pochino più del solito per tornare a Cavaria: il traffico sul lungo lago di Lugano è difficoltoso a causa di un corteo PRO PALESTINA LIBERA.
Giusta causa, la condivido. Purtroppo non servirà a nulla. Il Diritto Internazionale Umanitario che insegno all’UTE “A. Volta” di Como (nel blog alla sezione “Le mie lezioni”, sempre in fase di aggiornamento perché ho ancora molto materiale da pubblicare) contempla proprio tutto quello che non dovrebbe accadere e che invece puntualmente ogni giorno accade in Palestina (e in altre parti del mondo, ma qui si parla di Medio Oriente). Le Convenzioni di Ginevra sono puntualmente disattese, chi non le ha firmate poi non deve neppure superare il gap di disapplicarle. Israele le ha ratificate ma non i Protocolli aggiuntivi; la Palestina ha invece ratificato Convenzioni e Protocolli; se consideriamo la striscia di Gaza territorio palestinese le norme del DIU sarebbero applicabili anche ad Hamas che di fatto controlla la striscia dal 2005.
Una banda di pazzi sostanzialmente, che nulla ha da invidiare a quell’altro pazzo che ha sterminato con la Shoah gli ebrei i quali ora, con la scusa che Hamas ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele, si prendono la loro vendetta attuando tutta una serie di angherie inenarrabili, come a dire “dobbiamo pur difenderci”. Modalità diverse, ma la sostanza non cambia: la gente muore, allora nei campi di sterminio, ora nei campi profughi; allora nelle camere a gas, ora sotto le bombe; allora erano scheletriti dagli stenti ora è uguale: meglio far marcire cibo e medicinali sotto il cocente sole di quelle parti nei magazzini si stoccaggio che farli arrivare alla popolazione stremata.
Io sto ancora divagando, ma è più forte di me: questi accadimenti mi prendono in un modo che non riesco più a fermarmi. Smetto, se no diventa un incontro di DIU e non il racconto di una bella giornata.
Comunque mi rattristo nel tornare a casa e non solo per le considerazioni sulla Palestina: mi ero abituata ad avere Rita con me ed ora quando aprirò la porta di casa sarà pace e silenzio. Con il mio solito bicchiere mezzo pieno vedo il lato positivo della situazione: tranquillità, ordine, tempo per me stessa. Non sono poche cose per lenire il magone che un po’ mi prende; le definirei: cure palliative. In realtà la “polpetta” mi manca molto.
Mi dico: goditi questi 15 giorni che mancano a Ferragosto perché poi riavrai Rita con te e dunque questo senso di vuoto che provi oggi nel tornare a casa da sola sarà ricolmato, è solo momentaneo. Te la porterai qualche giorno in vacanza, avrai ancora un po’ di tempo per spupazzarla e anche per battibeccare con lei. Magone passato. Faccio una doccia e crollo sul letto, stanchissima.
Ultimo pensiero della giornata: grazie a tutti coloro che in vario modo hanno reso indimenticabile questo compleanno.