HELSINKI E LE CAPITALI BALTICHE

Sabato 21 giugno: sveglia prestissimo per ritrovo a Malpensa alle ore 6,10! Partenza alle 9,30: pare che le compagnie aeree e IATA vogliano i passeggeri al chek in ben tre ore prima. Con un ottimo volo Lufthansa e scalo (lungo, ma inevitabile) a Francoforte arriviamo a Helsinki (foto a,b,c) alle ore 17 locali (+ 1 rispetto all’Italia). Ad attenderci Ghedrius, il nostro tour escort, lituano, che ci accompagnerà per tutto il viaggio fino a Vilnius; avremo però, per ogni capitale, anche una guida locale parlante italiano.

Questo “reportage” non vuole essere la fotocopia del programma di viaggio datoci dall’agenzia SUN SEEKERS (colgo l’occasione per dire che ha organizzato ottimamente questo viaggio! e grazie Corrado, con noi dalla partenza); dunque questa è solo una breve introduzione. 

Magari dopo aver letto il mio resoconto di viaggio, chissà che a qualcuno non venga voglia di partire per quelle destinazioni? E di apprendere da vicino cultura e storia di quei popoli che meritano di essere meglio conosciuti.

HELSINKY: capitale della Finlandia. Una bella città moderna, pulitissima e quasi asettica, che è una bella cosa, ma alla fine della giornata a lei dedicata, quasi troppo! Almeno per noi italiani che, anche se di latitudine lombarda, siamo un pochino più predisposti al caos, magari non come gli italiani di altre latitudini, ma un pochino di più dei Finlandesi di sicuro! Comunque io a Helsinki abiterei, ma  non faccio testo: abiterei (quasi) ovunque e (quasi) ovunque io vada mi piace immaginare la mia vita in quel posto. Da questo gioco con me stessa esco sempre soddisfatta.

La domenica mattina mentre andiamo a visitare il monumento a Sibelius (foto d), il compositore finlandese più famoso, transitiamo in larghe e belle strade che corrono nel centro cittadino e ci portano a un curatissimo parco che affaccia sul mare (foto e); i pochi Finlandesi rimasti in città pedalano rilassati nelle ciclabili del parco e danno proprio l’impressione di vivere rilassanti giornate di svago e riposo a stretto contatto con la natura che qui è parte preponderante del tessuto urbano.

Ci sono ovviamente anche palazzi storici, come il Mercato Coperto, il Palazzo del Parlamento e l’Università (foto f, fa, h) la bella Cattedrale Luterana (foto g) e, moderna ma particolarissima, la Cattedrale nella Roccia (foto i, l).

Ho detto poco sopra: “i pochi Finlandesi rimasti in citta”; why? Perché siamo capitati in concomitanza con il Solstizio d’Estate che i Finlandesi festeggiano alla grande; vanno fuori città, molti hanno seconde case immerse nel verde, con fantastiche saune e si godono davvero la vita; la guida ci dice – ma è risaputo! – che è la popolazione più felice al mondo: grandi spazi poco densamente popolati; mille laghi e fitte foreste; la mitica Lapponia, terra di Babbo Natale, un tenore di vita alto. E, anche se la loro estate è tutto sommato breve e non caldissima, i Finlandesi le fanno una gran festa! E con la luce che finalmente alberga fino a tarda ora si sentono ripagati dei lunghi inverni freddi e bui. Come non dar loro ragione?

Un saluto a Helsinky e si va verso Tallinn (foto m); saliamo a bordo di un lussuoso e grande traghetto (in realtà sembra una nave da crociera – foto n) battente bandiera éstone. Ci godiamo la tranquilla traversata di un paio d’ore passeggiando nel Duty Free, accoccolandoci nelle poltrone dei comodi salotti;   bar e ristoranti, la postazione “Play Station”, la Children’s Playroom….potremo insomma usufruire di ogni confort, il tutto assaporando la bellezza del Mar Baltico in una bella giornata, soleggiata anche se volge al termine. Dovremo abituarci a perdere la trebisonda oraria: in questo periodo sembra sempre primo pomeriggio anche se sono le 18 o più.

Avvistiamo la costa: stiamo per attraccare e sbarcare in Estonia.

TALLIN capitale dell’Estonia

Al di là della storia “personale“  di ognuna delle Repubbliche Baltiche, bisogna dire che tutte hanno subito le influenze dell’URSS della quale, dopo aver intrecciato i loro percorsi con Germania, Polonia, Danimarca, Russia ecc., sono entrate a far parte. La caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS hanno riavvicinato le Repubbliche Baltiche all’Europa facendo loro superare la posizione che era sempre stata un po’ periferica da ogni punto di vista: economico, culturale, territoriale, pur avendo alle spalle storie millenarie e interessanti – sconosciute ai più -, pur essendo geograficamente un ponte naturale tra l’Unione Sovietica, i paesi dell’Europa Occidentale e dell’estrema Europa Settentrionale. Strategica, come infatti testimoniato dalla smania invasiva dimostrata nei loro confronti in tante epoche storiche dalla vicina e potente Russia prima, URSS poi.

L’Estonia ha una superficie di 45.226 Kmq ed è la più piccola delle Repubbliche Baltiche. Confina ad est con la Russia e a sud con la Lettonia. Il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di ben 1521  isole ed isolette e da spettacolari scogliere che costituiscono una formazione geologica molto particolare: il Glint Baltico.

E’ indipendente dal 1991 e nel 1998 ha avviato – primo degli Stati Baltici – il percorso per entrare nell’UE, cosa poi avvenuta nel 2004. E’ un paese sempre più all’avanguardia e forse non tutti sanno che proprio l’Estonia è la patria di Skype, il software che ha rivoluzionato le comunicazioni telefoniche.  Ha il tasso pro-capite di start- up più elevato al mondo!

Conta 1.316.000 abitanti; solo il 68%  éstoni, il 26% sono russi e la restante percentuale minoranze bielorusse e finlandesi. La lingua non appartiene al gruppo indoeuropeo bensì a quello ugro-finnico (come i Finlandesi, per capirci). Anche gli èstoni festeggiano il Solstizio d’Estate, ma la festa più importante è quella di San Giovanni (24 giugno). Perciò fanno un lungo ponte e la notte tra il 23 e il 24 giugno – nella quale il buio cala solo per poche ore – accendono migliaia di falò intorno ai quali cantano, ballano, ed eccedono volentieri, soprattutto nel bere.

Capitale dell’Estonia è appunto Tallin: città alta (Toompea), e città bassa; il suo nucleo Medioevale è patrimonio UNESCO.

La città alta (foto c) si divideva in Fortezza Grande e Fortezza Piccola; quest’ultima è il vero e proprio Castello (foto b) che mantiene il suo originario impianto di possenti mura sulle quali svettano le torri di guardia; la più famosa chiamata affettuosamente “Il lungo Hermann” per la sua altezza di 45 metri. (foto a).

Patrimonio UNESCO, ma immateriale, è anche la “smoked sauna”, una variante della comunque (e ovunque da queste parti)  molto amata sauna, che gli éstoni vivono  come un rito collettivo durante il quale si battono il corpo con fasci di rami di betulla e altre piante urticanti il cui effetto è mitigato dall’acqua calda e che produce benefici  purificanti sulla pelle;  vi affumicano anche la carne.

Torniamo a Tallin e continuiamo a vedere la galleria di foto: il Duomo di Toomkirik (che significa chiesa a cupola) e di cui vediamo l’interno (foto m): sorge al centro della Città Alta.

Simbolo del potere zarista è la Cattedrale Russo Ortodossa Aleksandr Nevskij ( foto n,o).

Scendiamo verso la Città Bassa (foto d) della quale vediamo uno scorcio (foto e); si può percorrere la Pikk Jalg (Gambalunga) o una pittoresca scalinata Luhike Jalg (Gambacorta) della quale vediamo (foto f, g) la sua suggestiva Porta della Torre.  Le inquietanti statue rappresentano tre frati domenicani (nelle foto solo due) i cui fantasmi, dice la leggenda, vagano ancora qui perché uccisi durante la distruzione del monastero che un tempo sorgeva nella Città Alta. Il più temuto è Justinius; non era ancora frate in quanto aveva intrapreso il noviziato dopo essere stato per anni un boia. Ma il massacro avvenne nel 1223 proprio lì dove sorge la Torre e Justinius morì senza aver potuto pentirsi dei suoi tanti peccati.

Città Bassa, o Città Vecchia,  (foto h,i,l) con il suo nucleo medioevale e la Chiesa più bella di Tallin, quella dello Spirito Santo (foto t),  gotica duecentesca. Costruita come asilo per i poveri venne poi ampliata e trasformata in tempio per i Consiglieri Comunali.

Infine, ma solo per ragioni di tempo e spazio, una foto (p) del quartiere Rotermann, un tempo zona industriale e successivamente degradato;  ora riqualificato e divenuto uno dei più ambiti della città, ove risiedere costa  tra i 3.500 e i 5.000 euro al mq.

Intorno alla Città Vecchia si estende un’appendice moderna con alberghi e centri commerciali, mentre a nord il centro storico confina con una vera e propria meraviglia: il Castello – e relativo parco – di Kadriog. Letteralmente “Valle di Caterina”, voluto dallo Zar Pietro il Grande in onore di sua moglie, la Zarina Caterina 1^.  Il Palazzo è in stile barocco e a progettarlo fu l’italiano Nicolò Michetti, architetto di fiducia dello Zar.

Arrivando a piedi per visitare questo complesso monumentale si incontra dapprima quella che ora è residenza ufficiale del Presidente della Repubblica (foto q); proseguendo ecco il Castello (foto r, sa, sb) svettare maestoso al centro di un parco stupendo che, per quanto è ben tenuto, curato e rispettato, pare da non credere che sia comunque un parco pubblico! Il Castello è sede del Museo d’Arte Straniera.

La giornata, la terza del viaggio, si chiude con gli occhi pieni di meraviglia che vale tutta la stanchezza accumulata girovagando per Tallin, una città che, personalmente, mi è entrata nel cuore.

La mattina seguente si parte alla volta di RIGA, capitale della Lettonia (sulle targhe automobilistiche LV = Livonia, una regione compresa tra Estonia e Lettonia meridionale, un tempo autonoma e dal 1918 parte integrante della Lettonia, nazione che si estende per 64.577 kmq con una popolazione di 1.930.000 abitanti e un territorio di foreste e prati, percorso da tantissimi fiumi e punteggiato da migliaia di laghetti).

Prima di raggiungere Riga facciamo tappa a Parnu, una cittadina balneare  e termale ancora in Estonia, molto frequentata in estate e davvero molto accogliente, con una bella chiesa russo ortodossa (foto z, za, zb, zc).

Il vento gelido del Baltico ci induce a risalire velocemente in pullman e a riscaldarci nella breve trasferta verso il ristorante; alla fine del pranzo invece andremo verso Riga e la trasferta sarà di tre orette. Riposeremo.

La mattina a RIGA capitale della Lettonia– dove è programmato un lungo giro a piedi – si apre con un clima freddo e più tardi, anche piovoso. Per me un dramma. Odio la pioggia, come direbbe il Puffo Brontolone! Ma soprattutto il vento freddo. Ho portato il (piumino) “100 grammi”, ma le gambe soffrono. Mi immergo nelle spiegazioni della guida che ci farà scoprire una città meravigliosa e faccio finta che non sia poi così freddo.

I  quartieri che attraversiamo per giungere nel cuore dello Jugend-Stil  in realtà sono pesante retaggio della dominazione sovietica: palazzi quadrati, grigi, tutti uguali e decisamente tristi.

Ma arrivati a destinazione si apre un mondo a parte che fa di Riga la capitale dell’Art Nouveau (foto a,b,c,d,e,f) e teatro d’azione del celeberrimo architetto Michajl Ejzenstejn (1867/1921), una delle personalità più in vista a cui la Lettonia si vanta di aver dato i natali, insieme al regista suo figlio, Sergej, (La corazzata Potemkin e Aleksandr Nevskij) e al ballerino Michail Bariyshnikov.

Le straordinarie facciate dei palazzi che potete vedere si commentano da sole e rappresentano un insieme armonioso di elementi architettonici diversi e insolitamente “mescolati” (semi colonne, volti femminili misteriosi, cariatidi, fregi, leoni e altre creature fantastiche, ecc..); tinteggiate di colori pastello, creano un colpo d’occhio suggestivo e irripetibile.

Il centro storico (foto g,h) prosegue portandoci attraverso piazze e vie eleganti che ad un certo punto mostrano da lontano lo scorcio del Duomo (foto i); nelle foto pa, pb, pc, lo stesso Duomo visto da altre prospettive e, soprattutto, una veduta del celebre organo di epoca rinascimentale, le cui canne della splendida facciata sono puramente decorative, non suonano – come spesso si usava ai tempi. Ma l’organo funziona con le canne poste dietro quelle di facciata.

Forse su Riga avrei dovuto fare un “reportage” esclusivo, tante sarebbero le cose da dire.

Esempio 1: le Gilde, o Corporazioni, di mercanti. Una storiella dice che a una di queste Corporazioni, La Gilda Grande,  avrebbe voluto aderire un ricco straniero che non fu invece ammesso proprio perché straniero; così il personaggio, potendoselo permettere, acquistò un’area edificabile proprio di fronte alla Gilda stessa e vi fece costruire un bel palazzo con ai lati due torri sulle quali svettano due gatti neri che inarcano la schiena in un inequivocabile, quanto irrispettoso, atto che tutti possiamo immaginare (foto s). E così, sull’onda di questo racconto, leggendario? chi lo sa!, Riga è anche chiamata la città dei gatti neri (foto t).

Esempio 2: il Balsamo, un toccasana naturale per tanti malanni ovvero anche un liquorino da centellinare per la gioia del palato o per “correggere” un caffè; viene prodotto in un negozio del centro che si è conservato intatto dalla sua nascita. (foto i,m)

Esempio 3 : I Musicanti di Brema. La celebre fiaba è tedesca, ma lo storico Vescovo Alberto, che proveniva da Brema e tanta parte ebbe nello sviluppo di Riga, facilitò a tal punto i rapporti commerciali tra le due città che il loro legame divenne indissolubile fino ai tempi moderni e nel 1985 le due città si sono gemellate. Il monumento agli animali musicanti venne donato da Brema a Riga e rappresenta uno dei più fotografati della città (foto u). Toccare il muso degli asini pare porti fortuna. Cosa costa provarci? Una tipica trattoria locale porta il nome della fiaba (foto n).

Esempio 4: I tre fratelli.  Tre case, una attaccata all’altra,  ai civici 17,19,21 di  Mazapils Iela (via), così chiamate per la loro vicinanza e somiglianza anche se costruite in epoche diverse ma non lontanissime tra loro. A Vilnius troveremo “Le tre sorelle”.  In entrambe i casi effettivamente l’occhio è portato a vedere queste costruzioni come un unico insieme. Sottolineo la particolarità dei Baltici a dare un nomignolo agli elementi  architettonici (Il Grande Hermann, ricordate a Tallin? Gambalunga e Gambacorta;   Manica Lunga, Manica Larga, due vie sempre di Tallin che cito adesso,  così come cito la Grassa Margherita (Paks Margareeta) – la torre più larga delle mura Medioevali ancora nella capitale éstone).

I miei compagni di viaggio nel pomeriggio di questa quinta giornata di viaggio sono andati a visitare il Parco di Gauja; io no, avevo immagazzinato troppo freddo e, poiché continuava a piovere, ho dato forfait e sono rimasta in pullman. Perciò non ve ne posso parlare.

Così passo alla “galleria” di foto che meglio di ogni mia descrizione evidenziano in tutta la sua bellezza  la prima meta programmata per il sesto giorno di viaggio: Palazzo e Parco di Rundale, residenza che fu dei Duchi di Curlandia  e dove troviamo la mano di un altro italiano, l’architetto Rastrelli (siamo andati ovunque, che bello! Peccato che non sempre ci sappiamo vendere bene!)

Foto q, qa,qb,qc,qd,qe,qf,qg.qh.qi –  r, ra rb)

Al termine di questa visita direi fantastica (calcolate che il Palazzo è stato ricostruito con un’opera lunga e costosa ma fedelissima all’originale perché in parte distrutto da uno dei soliti incendi dei tempi antichi, in parte lasciato al degrado) si va verso l’ultima delle Repubblica Baltiche per quello che è il nostro viaggio: la Lituania, 65.301 kmq, paesaggio pianeggiante, abitata da 2.848.000 persone, discendenti dalle tribù baltiche.

Prima sosta in questa terra la famosa Collina delle Croci (foto a,b), dove anche Giovanni Paolo 2^ si recò nel 1997, regalando al luogo un “picco” di fama. E’ un’altura di 45 metri su cui si ergono circa 100.000 croci, forse di più, anche perché ne vengono portate di nuove ad ogni giornaliero pellegrinaggio, da quelle piccolissime in ogni materiale a quelle monumentali in legno o ferro. E’ simbolo dell’identità lituana, ma soprattutto della ribellione nei confronti degli invasori sovietici che, in quanto luogo sacro, rendeva questo sito inviso al regime comunista che provvedeva puntualmente a rimuovere le croci che i Lituani si ostinavano a portare. Pur riconoscendone il valore religioso e identitario del popolo lituano è un luogo tristissimo! Ci fermiamo poco, il tempo di qualche foto e di un mistico pensiero. Ripartiamo.

VILNIUS capitale della Lituania

Sorge sulle rive di due fiumi: il Neris e il suo affluente Vilnia, da cui prende il nome. Il territorio collinare ricoperto di pinete, i suoi monumenti e le sue strade (foto n,o,p,q,r), le sue numerose chiese (foto i,ia,ib,ic,id,ie,if) compresa la bella cattedrale (foto d,e,f), la sua Università (foto g,h) e un interessante impianto urbanistico le conferiscono un grande fascino (foto c).

Una citazione a parte merita l’ambra, la nota pietra che qui si trova in massima concentrazione per via di una particolare condizione geologica che si è venuta a creare nel corso di migliaia di anni e che vi racconto in breve.

L’ambra è una resina fossile prodotta dagli alberi di pino che crescevano qui circa 50 milioni di anni fa. Le inondazioni dei grandi fiumi la spazzarono via dal sottobosco e la trasportarono verso il mare, dove, grazie al processo di polimerizzazione ed ossidazione, venne trasformata in quella pietra preziosa che conosciamo come ambra e che venne – durante l’era glaciale – ributtata sulle spiagge del Mar Baltico e del Mare del Nord. In effetti l’ambra si trova in tutte e tre le Repubbliche Baltiche anche se la Lituania si è creata la fama di averne per così dire una sorta di monopolio. E’ stato creato il Museo dell’Ambra, un’opera d’arte della natura già di per sé (foto m) con annesso punto vendita dove all’acquisto viene rilasciato un regolare certificato di autenticità. Tutti i negozi di souvenir vendono oggetti d’ambra, ma qui si è sicuri (come peraltro nelle gioiellerie anche di Tallin e Riga) di acquistare ambra autentica.

Che può essere di varia consistenza e colore; soprattutto gialla, ma anche rossastra, marrone, arancio, trasparente o lattiginosa e la più rara e pregiata nei colori del verde e del blu; spesso al suo interno vi sono organismi detti “inclusioni”: piccoli insetti per lo più alati, rimasti intrappolati nella resina vischiosa. Vi sono anche ragni, foglioline e piccolissimi frammenti di rami.

La natura stupisce sempre; le ambre del Baltico ne sono l’ennesimo esempio!

Siamo giunti al termine di questo viaggio davvero bello e interessante; Ghedrius, il nostro tour leader,  ci ha fatto anche da guida locale – essendo lituano – qui a Vilnius e ci propone, prima di recarci in aeroporto per il rientro in Italia, un’ultima visita: Lago (laguna) (foto sb,sc) e Castello di Trakai (s,sa).

Lungo il cammino a piedi per raggiungerlo ci spiega che  il più famoso capo di stato lituano – Granduca Vytautas (1350) – i cui resti vennero ritrovati nel Castello,  incoraggiò i Caraiti, una setta giudaica orientale in cerca di patria, a stabilirsi a Trakai dove ancora oggi una decina di famiglie discendenti da quei primi “coloni” risiedono in tipiche case di legno colorate e  con tre finestre che affacciano sulla via principale,  la via Karaimu; hanno una loro  casa di preghiera (foto s), un loro cimitero e un Museo Etnografico Caraita.

Sotto una pioggia battente arriviamo all’aeroporto di Vilnius e aspettiamo di imbarcarci alla volta di casa;  il viaggio è stato molto interessante, all’altezza delle mie aspettative: ho imparato tanto sulla cultura delle popolazioni baltiche, sulla loro lunga e complessa storia, gli occhi hanno avuto la loro parte di belle  immagini da conservare e tutto questo condiviso con voi.

Se state leggendo questa riga vorrà dire che siete arrivati alla fine e che sono riuscita a interessarvi!

Alla prossima.

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