ANTICHI ORGANI
Sono già di ritorno per raccontarvi della rassegna musicale
ANTICHI ORGANI – Patrimonio d’Europa
45esima edizione
Ciclo di concerti su antichi organi della Provincia di Varese
Primo concerto il 4 luglio, ultimo concerto il 18 ottobre: una stagione lunga e ricca.
Sono ben 45 anni (consecutivi) che questa manifestazione arricchisce le nostre estati e quest’anno si prolunga ampiamente ad arricchire anche la prima parte del nostro autunno.
Il titolo della neonata rassegna era “Antichi Organi. Un patrimonio da salvare”; agli inizi del 2000 venne modificato in “Antichi Organi patrimonio d’Europa” in quanto entrò a far parte del movimento che in tutto il Vecchio Continente intendeva rivalutare la cultura dello strumento nei suoi vari aspetti: costruttori, compositori e arrangiatori, organisti.
La lungimiranza e la passione del Professor Mario Manzin (che conserva la Direzione Artistica insieme alla Professoressa Irene De Ruvo) e di altri fervidi cultori hanno dato inizio, appunto 45 anni fa, a questa prestigiosa manifestazione.
L’organo è uno strumento straordinario che ha purtroppo conosciuto anni di abbandono e trascuratezza; la nascita della rassegna ne ha favorito la riscoperta e il monitoraggio delle condizioni in cui si erano venuti a trovare questi meravigliosi strumenti musicali. Ciò ne ha permesso il recupero iniziale e la successiva costante manutenzione che garantisce la buona salute di questi antichi e complessi congegni.
Giuseppe Bernasconi, Eugenio e Giovanni Battista Biroldi, i Fratelli Carrera, Francesco Carnisi, i Fratelli Mascioni, Giorgio Maroni, Giovanni Mentasti, Antonio e Gaetano Prestinari, Antonio Rossi i nomi di alcuni dei più prestigiosi costruttori di organi – ORGANARI -, la maggior parte dei quali risalenti al 1800, ma vi sono esemplari del diciottesimo secolo (1700) e, il più “giovane” – a cura della longeva Ditta dei F.lli Mascioni – del 1987.
Parlare di questo strumento in modo veramente dettagliato richiederebbe un lungo e complesso racconto, ma non penso sia il caso di scendere troppo nei particolari, cosa che potrebbe risultare troppo tecnica e magari annoiare il lettore.
Credo di poter essere abbastanza esplicativa in proposito dicendo che:
- L’organo è uno strumento a tastiera in cui il suono è prodotto da una o più serie di canne; nel XX secolo, il nome è stato dato anche a strumenti che producono il suono mediante dispositivi elettromeccanici o elettronici.
Io vi parlerò degli organi a canne, quelli cioè che utilizzano l’aria che vibra nelle canne per produrre suoni. Le canne dell’organo possono essere di due tipi: ad anima (dette anche labiali), quando la vibrazione è determinata dall’oscillazione della lama d’aria entrante, come nel flauto; ad ancia, quando è presente una lamina metallica elastica che viene messa in vibrazione dall’aria. Le canne possono essere di vari materiali, di diverse forme (cilindriche, coniche, a parallelepipedo o di forma composita) e con diversi rapporti fra lunghezza e diametro. Queste differenze, e la combinazione di più canne che suonano per lo stesso tasto, determinano i diversi timbri che l’organo può produrre.
- Gli organi possono avere più tastiere, suddivise in manuali(per suonare con le mani) e pedaliera (suonata con i piedi). Con l’utilizzo dei registri, ad ogni tastiera – manuale o pedaliera – possono essere collegate varie file di canne.
Chi suona l’organo è chiamato ORGANISTA.
- L’organo a canne è il più grande strumento musicale. Questi strumenti variano notevolmente nelle dimensioni, da un metro cubo a un’altezza che raggiunge i cinque piani e sono costruiti soprattutto nelle chiese, ma anche nelle sinagoghe, nelle sale da concerto e nelle case. I piccoli organi sono chiamati “portativi” (abbastanza piccoli da poter essere trasportati mentre si suona) o “positivi” (facilmente posizionabili in luoghi diversi).
Le canne sono divise in ranghi e controllate mediante l’uso dei registri e pistoni combinati.
- Insieme all’orologio, era considerata una delle più complesse creazioni meccaniche realizzate dall’uomo prima della rivoluzione industriale. Le dimensioni degli organi a canne vanno da una singola tastiera a enormi strumenti con oltre 10.000 canne. Un grande organo moderno ha tipicamente tre o quattro tastiere manuali con cinque ottave (61 note) ciascuna e una pedaliera di due ottave e una quinta giusta (32 note).
Quanto sopra per far capire dove sta la meraviglia dell’organo rispetto agli altri strumenti musicali; intanto vi dico che Wolfgang Amadeus Mozart definì l’organo “il re degli strumenti”. Alcuni strumenti più grandi hanno canne da 64 piedi (un piede qui significa “piede sonoro”, circa 30,84 cm.) e suonano con un tono fondamentale di frequenza di 8 Hz. Forse la caratteristica più istintiva è la capacità di spaziare dal minimo suono al più potente, “plein jeu”, impressionante scatola sonora, ovvero un gruppo di canne che suonano più note contemporaneamente per ogni tasto premuto, creando un suono pieno, potente e solenne che può essere sostenuto nel tempo indefinitamente all’organista.
Un esempio su tutti: l’organo Wanamaker, situato a Filadelfia (Stati Uniti), ha risorse sonore paragonabili a tre orchestre sinfoniche simultanee.
E come non citare gli autori? Sto parlando di personaggi del calibro di Bach, Hendel, Mozart, Scarlatti, Vivaldi e chi più ne ha ne metta! A volte hanno scritto direttamente per organo, altre volte i loro brani sono stati “arrangiati” da altri musicisti per poter essere eseguiti sull’organo (es. Sinfonia dall’Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, trascritta dal Maestro Mario Cadario che l’ha anche eseguita essendo tra gli organisti che hanno suonato nel corso di questa 45esima rassegna musicale).
Vi è un brano poi di cui la Direzione Artistica ha richiesto, come ormai da tradizione, l’esecuzione obbligatoria in tutti i concerti; quest’anno: Facile Marcia per Organo di Amilcare Ponchielli. La “regola” del cosiddetto “brano d’obbligo” nasce dalla volontà di far comprendere, specialmente al pubblico meno avvezzo all’ascolto della musica d’organo, la duttilità dello strumento e la sua capacità di dare un’esecuzione differente allo stesso brano – a seconda della sensibilità del suo interprete – pur mantenendone la sua riconoscibilità.
Citare tutti gli esecutori sarebbe una riduttiva elencazione; basti dire che il livello è sempre stato altissimo e ogni concerto ha lasciato emozioni così intense negli ascoltatori da produrre applausi prolungati per diversi minuti, con grande soddisfazione da parte del pubblico e degli organisti che – per tradizione – hanno salutato l’uditorio con un brano fuori programma.
Sarà sicuramente così anche per i rimanenti concerti; non ho dubbi!
E ultimo, ma non ultimo, aspetto della “utilità” della rassegna musicale “Antichi Organi” è l’aver fatto conoscere tante chiese della nostra provincia a molti che non avevano mai avuto l’occasione di visitarle, venendo così a conoscenza di molti tesori d’arte racchiusi in questi scrigni di culto e devozione popolare, gioielli d’arte essi stessi.
Spero di essere riuscita a comunicarvi il mio entusiasmo per i concerti d’organo e, perché no!, di avervi fatto venire voglia di ascoltarne almeno uno nel lasso di tempo che manca al termine della rassegna musicale di quest’anno; restano:
- venerdì 26 settembre nella Basilica Giubilare di Santa Maria Assunta a Gallarate
- sabato 27 settembre nella Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo a Venegono Inferiore
- domenica 28 settembre nella Chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Brinzio
- venerdì 17 ottobre nella Chiesa Parrocchiale di Sant’Ambrogio a Lonate Pozzolo
- sabato 18 ottobre nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Gorla Maggiore
A tutti i miei lettori un caro saluto!
