Estremo Oriente

Seconda Parte – Puket

Ci siamo lasciati a Shangai mentre guadagnavamo la strada di casa dopo un ultimo saluto alla fredda (di temperatura) megalopoli cinese per prepararci alla partenza del giorno dopo. Io poi dovevo raccogliere tutte le mie cose perché il resto del viaggio era stato programmato in modo che non sarei tornata a Shangai.

E siamo così giunti al 27 dicembre: valige ok, voglia di caldo molta, non ci resta che andare in aeroporto e volare in Thailandia.

Ci aspetta un soggiorno rilassante sull’isola di Puket, capitale dell’omonima Provincia, con paesaggi e colori mozzafiato, tramonti sconfinati, atmosfere tropicali e lo splendido mare delle Andamane; tutto ciò che ha reso Puket una delle mete più ambite dell’intera Asia!

Un volo di 4 ore ci porta a Bangkok; un altro volo della durata di 1 ora e mezzo ci porterà a Puket ma, giusto perché da quelle parti non ci vai spesso, ci siamo ritagliate un po’ di tempo per visitare – per quanto velocemente – la capitale thailandese. Così una volta sbarcate e portate le valige al deposito bagagli, alleggerite del carico, prendiamo un taxi e cominciamo il tour; abbiamo a disposizione più o meno 4 ore. Riusciremo anche a gustarci qualche specialità della cucina thai che sia io sia mia figlia (e mia compagna di viaggio), Chiara, adoriamo! La nostra coincidenza partirà alle 18.

L’aeroporto di Bangkok è vastissimo e trafficatissimo (foto c), in linea con gli scali delle grandi capitali dell’Estremo Oriente; il suo esterno pare un giardino (foto a – foto b), pulito e molto curato, dà subito l’idea, al turista che lo vede per la prima volta, di essere arrivato in un luogo dove la cura del verde fa parte della cultura locale. Ricordiamo che in tutto l’Estremo Oriente parchi e giardini rivestono un ruolo primario.

Non ci sono collegamenti ferroviari tra Bangkok e Puket perciò gli spostamenti possono avvenire in due modi: aereo o autobus che è naturalmente molto più economico anche perché viaggia di notte, impiega circa 12 ore e fa di conseguenza risparmiare un pernottamento. Come detto noi abbiamo scelto l’aereo; vogliamo ottimizzare i tempi e 12 ore di autobus (traghetto compreso – sicuramente molto pittoresco -, essendo Puket un’isola) ci sono sembrate sprecate.  

La capitale è una città oltremodo trafficata; il suo rapidissimo sviluppo senza pianificazione ha portato a un paesaggio urbano disordinato e a infrastrutture inadeguate. Nonostante un’ampia rete autostradale, la rete stradale obsoleta e il notevole utilizzo di auto private hanno portato a una congestione del traffico cronica e paralizzante, che ha causato un grave inquinamento atmosferico dagli anni ’90.  

La città è nota per la sua vita di strada e i suoi monumenti culturali, così come per i suoi quartieri a luci rosse; il Grande Palazzo Reale* e i templi buddisti, tra cui Wat Arun e Wat Pho , sono tra le molte cose da vedere (foto d: dall’alto in basso e da sx a dx vi sono: il distretto commerciale di Silom – Sathon, Wat Benchamabophit,  Palazzo Reale,  Giant Swing, Democracy Monument e Wat Arun), ma noi faremo un giro panoramico, tipo “city sightseeing”, senza soffermarci su nulla di particolare.

*La Thailandia è una Monarchia parlamentare. L’attuale sovrano è Maha Vajirilongkorn, conosciuto come Re Rama X, succeduto nel 2016 al padre Rama IX; dinastia Chakri che governa il paese dal 1782.

Ritorniamo in aeroporto alle 16.30, riprendiamo il bagaglio e ci re-imbarchiamo alla volta di Puket.

In aereo metto un po’ a fuoco quanto visto e saputo nella giornata che sta volgendo al termine.

Bangkok occupa 1.568,7 chilometri quadrati (605,7 miglia quadrate) nel delta del fiume Chao Phraya nella Thailandia centrale e ha – attualmente – una popolazione stimata di 10 milioni di persone, il 13% della popolazione del paese. Oltre 17,4 milioni di persone vivono nella sua intera area metropolitana.

Arriviamo a Puket che è già buio.

Con la navetta del resort (foto e), in vigile attesa del nostro arrivo, raggiungiamo l’hotel. FANTASTICO! (foto f1/f2/f3/f4/f5/f6/f7/f8)

Dopo una rigenerante quanto profonda dormita la mattina seguente, 28 dicembre, apriamo gli occhi su un panorama che non finisce di stupire; quello che ogni viaggiatore si immagina pensando a questi luoghi si materializza davanti ai nostri occhi. (foto g1/g2)

Adesso comincia proprio il relax…. Finalmente il mare! (foto h1/h2/h3/h4) Le foto non gli rendono giustizia perché la mattinata non è limpida e il cielo plumbeo riflette il suo grigiore sull’acqua così da non mettere in evidenza l’azzurro intenso che lo contraddistingue nelle belle giornate di sole splendente. Comunque è un mare di spiaggia, perciò sabbioso, ma pulitissimo.

Quando hai sete ti basta fare un cenno e ti viene portata una rinfrescante tipica bevanda che altro non è che latte di cocco servito dentro la propria noce e che bevi attraverso una cannuccia (foto i).

Ci godiamo giornate di totale riposo; l’unica fatica è alzarsi dai lettini per andare a mangiare o per fare qualche passeggiata  sulla battigia, magari in compagnia di teneri elefantini che ti rubano il cuore e che, pensi,  siano sfruttati ad uso del turista; poi però vedi che sono trattati benissimo, innanzi tutto perché sono l’animale simbolo del Paese e poi anche, sì è vero, perché sono comunque una fonte di reddito: con pochi bath (moneta locale/1 Euro = 37 THB) puoi farci salire sopra i bambini, puoi fare le foto vicino a loro, puoi farti accompagnare a fare la passeggiata sulla spiaggia. L’importante alla fine è che siano trattati bene e lo sono. (foto l1/l2/l3)

Il giorno seguente, 29/12, decidiamo di fare una gita in barca ad un vicino isolotto (foto m1) giusto per vivere il mare delle Andamane, anche se solo per un paio d’ore, sulle caratteristiche veloci barche dalla lunga prua (foto m2). Strada (mare) facendo ci barderanno per fare snorkeling e per consentire, a chi vorrà farlo, di immergere il viso per guardare le meraviglie sotto lo specchio d’acqua, le barche si fermeranno per un po’; agli appassionati tuffatori viene invece consigliato di aspettare di giungere nei pressi dell’isolotto dove l’acqua è più profonda e invitante e di un bel colore blu intenso.

E così – relax e riposo, riposo e relax  – arriviamo al 30 dicembre. Giornata in spiaggia, ma con qualche “break” di fisica tipicità thai: il celebre massaggio (Foto n) e la “fish pedicure” che io personalmente non sono proprio riuscita a fare; di seguito vi spiego perché.

Il massaggio, come vedete nella foto n, consiste in una serie di pressioni, allungamenti, torsioni, estensioni e l’esecuzione passiva di tecniche yoga che il massaggiatore fa assumere al massaggiato. I massaggiatori sono quasi sempre donne ed hanno una forza incredibile: ti fanno sentire come una schiacciatina, tipo Gatto Silvestro quando va sotto a un camion.

Qui viene eseguito in riva al mare su lettini – per così dire – di fortuna, non fosse altro che per il telo che, alla “belle e meglio”, cambiano di volta in volta; ma il concetto di igiene e pulizia è al primo livello, da uno a dieci: 1. Mi risulta ancora inspiegabile come io – che mi porto ovunque almeno il mio cuscino (visto che non mi posso portare anche il materasso) poiché non riesco ad appoggiare la testa su quello “altrui” – sia riuscita a sdraiarmi e a farmi massaggiare. Comunque è stato piacevole; forse il coinvolgimento folckloristico ha giocato un ruolo fondamentale.

Per quanto riguarda poi la “fish pedicure”, questa consiste nel farsi leccare i piedi messi a bagno in apposita vasca ove nuotano centinaia di pesciolini – i Garra Rufa -. Più che leccare, i pesci – che sono privi di denti – si aggrappano alla cute con la loro bocca a ventosa creando una sensazione di solletico e lasciando la pelle liscia e morbida in quanto con quel movimento rimuovono le cellule morte delle quali si nutrono. Posso dire: che schifo! A provare la “fish pedicure” non ce l’ho proprio fatta!

Visto che abbiamo trascorso la giornata in completo relax e perciò non siamo affatto stanche decidiamo di passare la serata in centro città, anche perché il giorno dopo sarà il 31 dicembre e, per la notte di San Silvestro 2013/2014, abbiamo già prenotato la cena in un tipico e pittoresco ristorantino in riva al mare in un tratto di spiaggia vicino al nostro resort (foto q).

Ma vi racconto il centro di Puket “by night”; immaginate Rimini a Ferragosto, ma molto più caotica e trasgressiva. Una lunga via centrale dove si susseguono ristoranti, pub (foto p1/p2/p3) e locali a luci a rosse** (foto p4) tutti stracolmi di gente, una confusione infinita.

** La Thailandia pur non essendo una delle mete principali del turismo sessuale lo vede comunque ampiamente praticato al punto che la prostituzione – che sarebbe illegale – è ampiamente tollerata e regolamentata; svolta apertamente in tutto il paese, i funzionari locali molto spesso chiudono un occhio in quanto sicura fonte di notevoli introiti. I frequentatissimi locali a luci rosse ne sono un esempio molto esplicativo.

Una sera in questo caos basta e avanza!

Molto carini invece i tempietti buddisti (un esempio nella foto p5) disseminati lungo le strade, ma anche in riva al mare (foto p 6); bella (oltre che molto funzionale dati i fiumi di birra thai che scorrono nelle lunghissime notti di Puket) l’idea di mettere a disposizione queste autovetture che fungono da navetta e sono gratuite (foto p7).

Nella foto p8 un cartello stradale molto particolare per cui vale la pena di scrivere alcune righe. Lo “tsunami” del 26 dicembre 2004, che ha causato 230.210 morti,  ha devastato 14 paesi della placca indo-asiatica tra cui appunto la Thailandia; dopo quell’evento calamitoso, che aveva trovato tutti impreparati (anche se sinceramente non so che tipo di addestramento avrebbe potuto essere efficace davanti a un terremoto di magnitudo 9.1 – il 3° più violento sulla Terra negli ultimi sessant’anni dopo quello del Cile del maggio 1960 e dell’Alaska del 1964 rispettivamente di magnitudo 9.5 e 9.2  – e conseguente maremoto),  sono stati posizionati questi cartelli che segnalano le vie di fuga in caso si ri-verificasse un simile evento. Anche su quanto potrebbero essere efficaci questi cartelli, nel momento di un analogo catastrofico (o anche meno) disastro, ho qualche dubbio, ma…..giusto fare quel che si può, anche se poco, perchè quando la natura diventa violenta l’uomo è davvero impotente.

31 dicembre. Giornata al mare, ma più breve del solito. Dobbiamo prepararci per il veglione. Che in realtà è una squisita degustazione di cibo thai. Poi, all’avvicinarsi della mezzanotte tutti in riva al mare ad aspettare l’arrivo dell’anno nuovo che, come in tutto il resto del mondo, si spera foriero di salute, amore, denaro e di tante belle cose! Esplodono i fuochi d’artificio, bellissimi. Si brinda tutti insieme, ci si abbraccia, si sentono auguri scambiati in tante lingue del mondo, in lingua thai “sawasdee pee mai” o “swasdi pi him” e intanto si preparano le lanterne che, come vuole la tradizione thailandese, porteranno in cielo gli umani desideri sperando che gli dei (qualunque essi siano) li possano esaudire (foto r1/r2/r3).

Si fa l’alba e la mattina del 1° gennaio dormiamo fino a tardi; il resto della giornata trascorre tranquilla così come le nostre ultime ore thailandesi: domani ci aspetta Hong Kong! Che sarà l’oggetto, insieme a Macao, del prossimo “reportage”.

Lagon lagon…bye bye….arrivederci!

Contatti

Lavoriamo insieme? Contattami

Per qualsiasi informazione o collaborazione, contattatemi ai miei recapiti.

Email