Museo del Profumo

Il Museo del Profumo di Milano – ubicato in Via Messina n°55, raggiungibile facilmente con la MM linea 5 LILLA, fermata Cenisio – è un altro dei Musei che ho definito “insoliti”. Tuttavia le opere in esso esposte possono essere considerate d’arte, se pure in un senso meno convenzionale di quanto siamo abituati a pensare in un’accezione più convenzionale delle parole “museo” e “arte”.

Il team del Museo del Profumo si è formato diversi anni fa grazie a un gruppo di studiosi e appassionati di diversa formazione, principalmente: Storia Contemporanea, Discipline Umanistiche e Comunicazione Visiva. I loro studi portano a conoscenza dei visitatori una parte rilevante della storia cittadina, dimenticata e per molti versi ignorata, approfondendo alcuni aspetti dei protagonisti di una Milano che ha influenzato vivamente la società femminile italiana della prima metà del Novecento, come Giuseppe Visconti di Modrone, il “naso” più rivoluzionario della profumeria italiana, che ha scosso con capolavori olfattivi l’immobilismo e l’oscurantismo della società di inizio Novecento.

La scoperta di un argomento di grande interesse come la Profumeria d’Epoca, mai prima analizzato dal punto di vista culturale, ha entusiasmato il Comitato Scientifico del Museo – capitanato da Giorgio Dalla Villa – e lo ha spinto ad approfondire la materia studiando pubblicazioni e riviste dell’epoca, intervistando i protagonisti di chi aveva fatto parte delle antiche Case di Profumo, dall’operaio al dirigente. E’ così che la preziosa documentazione raccolta ha creato un archivio ricco di dati che altrimenti non sarebbe mai stato realizzato.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento in questione è molto interessante dedicare un momento al personaggio che fu Giuseppe Visconti di Modrone, 1° duca di Grazzano (Piacenza) nobile milanese, imprenditore e dirigente sportivo nato a Milano il 10/11/1879 e morto, sempre a Milano, il 16/12/1941. 

Il 10 novembre 1900, a Cernobbio, si unì in matrimonio con Carla Erba (1880-1939), nipote dell’industriale farmaceutico Carlo e proprietaria della celebre Villa Erba sul Lago di Como, residenza estiva della famiglia. Queste nozze unirono due fra le famiglie più in vista nella Milano dell’epoca, l’una per nascita, l’altra per censo. Dal matrimonio nacquero sette figli; il quarto fu LUCHINO, il celebre regista, considerato uno dei principali esponenti del neorealismo italiano.

Ritratto di Giuseppe Visconti di Modrone (1910)

Fin da giovane appassionato di letteratura e melodramma, Giuseppe entrò presto nel Consiglio d’amministrazione del Teatro alla Scala, tradizionalmente finanziato dalla sua e da altre famiglie dell’aristocrazia milanese.

Dal 1914 al 1919 fu il presidente dell’Inter. 

Negli anni ’20 prese casa a Roma, dove cominciò a risiedere per periodi più o meno lunghi in una villa lungo la via Salaria, nelle adiacenze della residenza reale. Era, infatti, presente a Corte come “Gentiluomo” addetto alla persona della regina Elena.

Grazzano Visconti

A Giuseppe Visconti si deve l’importante realizzazione del borgo neo-medioevale di Grazzano, nel Piacentino. Intorno all’antico castello di Grazzano infatti, a partire dai primi anni del Novecento, inizia a svilupparsi un borgo in stile duecentesco fatto di case, botteghe artigiane, laboratori, ecc. In questa impresa venne coadiuvato dall’architetto Alfredo Campanini e consigliato dall’amico Gabriele D’Annunzio. Oltre a finanziare i lavori di ristrutturazione del castello e la costruzione dei nuovi edifici, Visconti intervenne nei progetti, arrivando ad affrescare personalmente le pareti esterne di alcune case del paese. Intorno al castello e al borgo fu anche creato un magnifico parco di circa 15 ettari, ricco di statue, fontane e giardini coltivati.

Il Castello di Grazzano Visconti

La realizzazione venne talmente apprezzata che re Vittorio Emanuele III, con Regio Decreto, cambiò il nome di Grazzano in Grazzano Visconti e, nel 1937, conferì a Giuseppe Visconti di Modrone il titolo di Duca.

I FIGURALI

I Figurali, nome assegnato a questi emblematici esemplari dal Museo del Profumo, furono elementi più d’arredo che di profumo prodotti soprattutto dalle Case Essenziere del Nord tra la fine del 1940 e l’inizio del 1970. Questi oggetti furono ideati per contrastare l’aggressiva invadenza della Profumeria francese del secondo dopoguerra. Oggi sono divenuti rappresentativi della società del Boom economico che da una condizione contadina, con i suoi gusti spesso ingenui e semplici, d’improvviso era stata proiettata in una realtà industriale.

ANTICHE CASE

Nate sul finire del millesettecento, quando la Profumeria usciva dalla bottega dell’artigiano per divenire industria, le Case di Profumo italiane hanno diffuso le loro fragranze in tutta Europa, alcune anche negli Stati Uniti, con prodotti originali e innovativi come ‘Violetta di Parma’ che ha segnato l’epoca della Belle Époque o ‘Acqua di Felsina’ della bolognese Bortolotti. Tra tutte le Case, una delle più longeve fu la milanese ‘ Migone’ nata nel 1778 in via Torino e in seguito trasferitasi con un grande negozio nell’odierna via Orefici a due passi dal Duomo. ‘Migone’ è scomparsa negli anni cinquanta del secolo scorso.

GLI ARTISTI

Tra gli innumerevoli Artisti che hanno prodotto opere per la Profumeria vanno ricordati Carlo Scarpa uno dei più interessanti architetti degli anni 1950-1970, Fulvio Bianconi Maestro del vetro che ha realizzato capolavori conosciuti in tutto il mondo e Dino Villani vulcanico pubblicitario al quale si deve ‘Insidia’ rarissimo flacone realizzato in sole 500 copie. Tutti hanno operato nelle Vetrerie Venini di Murano principalmente per la Casa di Profumo Giviemme di Giuseppe Visconti di Modrone, creando flaconi di Profumo in vetro soffiato in edizione limitata.

Dall’Ottocento, grandi Maison francesi si sono succedute nella realizzazione di fragranze e flaconi di grande valore artistico, da Lubin a Guerlain, da Houbigant a Bourjois, interpellando, per la realizzazione dei flaconi che ‘vestivano’ le loro creazioni olfattive, artisti di grande ingegno come René Lalique, Julien Viard, Léonor Fini, Salvador Dalí.

Fu il couturier Paul Poiret ad abbinare per primo le proprie creazioni ai profumi, seguito subito dopo da Gabrielle ‘Coco’ ChanelNina Ricci, Elsa SchiaparelliJeanne Lanvin: artefici di uno stile in cui donne di tutto il mondo si sono identificate, desiderose di conquistare quell’ideale di bellezza suggerito da chi voleva renderle ancora più seducenti e desiderabili.

Al Museo del Profumo si possono ammirare anche splendide scatole finemente decorate contenenti le CIPRIE

Primi furono gli antichi Etruschi a essiccare, polverizzare e cospargere il proprio corpo con il muschio di quercia, simbolo di forza e virilità; poi i Ciprioti, che distribuirono la polvere prodotta dai querceti della loro isola in tutto il Mediterraneo, e ben presto la Cipria divenne il belletto più apprezzato dalle donne e dagli uomini di tutto il mondo.

Quasi tutte le Case di Profumo hanno prodotto Ciprie, profumandole con le proprie fragranze più emblematiche, mentre le confezioni, spesso realizzate da grandi Artisti, con la loro grafica raccontano gli stili e le mode dell’Ottocento e del Novecento.

Eccone, di seguito, due emblematici esempi:

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