Palazzo Morando

Palazzo Morando è uno storico palazzo della città di Milano, sito in via Sant’Andrea al civico 6, oggi sede di un museo che ospita la collezione Costume Moda Immagine.

Storia

Il palazzo di via Sant’Andrea fu abitato nel corso dei secoli da svariate famiglie del patriziato milanese. Il primo importante casato a venirne in possesso fu la famiglia Casati, che lo acquistò alla fine del Cinquecento. Della decorazione seicentesca del palazzo, dovuta a questa famiglia, resta traccia in due saloni del piano nobile, siti nell’ala posteriore che si affaccia sul giardino, con soffitti a cassettoni dipinti, e brani di un fregio con amorini, nel quale si legge la data 1651.

L’impronta più profonda nel palazzo fu tuttavia lasciata dalla famiglia Villa, che lo possedette dal 1733, quando il giureconsulto Carlo Federico Villa lo acquistò, e rimase di questa famiglia fino alla morte senza eredi diretti del nipote Carlo, omonimo del nonno, nel 1845. Giovanni Villa, figlio di Carlo, acquistò nel 1750 il feudo di Grezzago (Milano sul Canale della Martesana), e nel 1762 sposò Maria, dell’antico e nobile casato dei Pusterla. Nel 1770 fece richiesta all’amministrazione austriaca per l’annessione della propria famiglia nel corpo della nobiltà milanese. In concomitanza con la sua scalata sociale, Giovanni in quegli stessi anni promosse importanti lavori di abbellimento del palazzo, che gli conferirono l’aspetto ancora oggi predominante, negli interni come negli esterni, secondo il gusto del barocchetto lombardo allora imperante.

Con la morte di Carlo, podestà di Milano, che non ebbe né moglie né figli, il palazzo passò ad altre importanti famiglie e infine nel 1909 fu acquistato dai coniugi Gian Giacomo e Lydia Morando Attendolo Bolognini, che lo abitarono fino alla morte – senza eredi diretti – della Contessa Lydia nel 1945 allorquando venne donato per legato testamentario, unitamente agli arredi (dipinti, mobili, reperti egizi, porcellane europee ed orientali e una rara biblioteca esoterica)  che ne facevano parte, al Comune di Milano, il quale, coerentemente alla volontà della nobildonna, si impegnò a farne una sede museale.

Nel dopoguerra, a seguito della distruzione durante i bombardamenti degli appartamenti monumentali di Palazzo Sormani, sede fino ad allora del Museo della città di Milano, si decise di trasferire qui la collezione di opere e cimeli della storia della città, scampata alle distruzioni, costituita in massima parte dal lascito di Luigi Beretta.

Al Museo è esposta anche la collezione d’arte donata dalla duchessa Eugenia Litta Visconti Arese nata Attendolo Bolognini all’Ospedale Maggiore di Milano, comprendente fra l’altro la famosa scultura di epoca romantica “La preghiera del mattino”, commissionata all’allora giovane scultore ticinese Vincenzo Vela nel 1846 dal duca Giulio Litta, marito di Eugenia.

La Preghiera è una statua in marmo a grandezza naturale che raffigura in forma molto realistica una giovane fanciulla discinta e inginocchiata su un cuscino intenta alle orazioni mattutine; l’opera in marmo fu preceduta da un gesso oggi conservato al Museo Vela di Ligornetto in Svizzera; all’epoca della sua prima esposizione alla mostra annuale di Brera per il concorso del 1846, conobbe immediata notorietà ed ebbe una vasta risonanza internazionale partecipando alle esposizioni di Londra del 1862 (titolo Morning Prayer) e di Dublino nel 1865. Venne infine collocata da Giulio Litta nella cripta attigua alla chiesa di Santa Maria delle Selve a Vedano al Lambro in Brianza.

La preghiera del mattino di Vincenzo Vela

Dal 2020 vi è  pure esposto il ritratto della contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini fatto nel 1925 da Vittorio Corcos (Livorno 1859) e proveniente dal Castello di Sant’Angelo Lodigiano.

Nata ad Alessandria d’Egitto in una ricchissima famiglia di banchieri originaria di Venezia, Lydia Caprara trascorse gli anni dell’infanzia e della giovinezza nella terra dei faraoni, di cui conservò un indelebile ricordo per tutta la vita. Arrivata in Italia nei primi anni Ottanta dell’Ottocento, dopo il terribile bombardamento di Alessandria del 1882, si stabilì con la famiglia a Roma in un grandioso e lussuosissimo palazzo fatto costruire dal padre nella prestigiosa via XX Settembre e divenuto in seguito una sede del Ministero della Difesa. Grazie anche alle capacità relazionali della madre Elena de Laurin, organizzatrice di feste ed eventi, e alle non comuni disponibilità economiche paterne, Lydia fu ammessa a frequentare gli ambienti più esclusivi, fino ad entrare in contatto con l’affascinante nobildonna Eugenia Attendolo Bolognini. Fu proprio la duchessa a favorire, nel 1895, il matrimonio della giovanissima Lydia con suo nipote Gian Giacomo Morando de’ Rizzoni, di vent’anni maggiore. L’unione portò Lydia in un mondo ancor più ricco ed elitario: a fianco del marito e della zia si spostava tra Roma, la villa di Vedano al Lambro, il castello di Sant’Angelo Lodigiano e il palazzo di Lograto nel bresciano. Come la zia, che accudì sino alla fine, amò vivere circondata da agi e comodità, senza tuttavia dimenticare i meno fortunati. Insieme al marito, fu infatti generosa e instancabile benefattrice di numerosissime istituzioni, a cominciare dall’Ospedale Maggiore di Milano. Promosse inoltre la costituzione dell’Orfanotrofio Morando Attendolo Bolognini di Lograto e quella della Fondazione Morando Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano, dedicata alla ricerca scientifica nel campo dell’agricoltura.

Gli ambienti di maggiore interesse artistico del palazzo sono:

  • lo scalone monumentale, a doppia rampa, con la caratteristica balaustra a volute Rococò.
  • la Galleria Cinese, esposizione delle porcellane e delle ceramiche cinesi della collezione Morando
  • la Sala dell’Olimpo, la cui decorazione, attribuita a Giovanni Antonio Cucchi, commemora le nozze tra Giovanni Villa e Maria Pusterla celebrate nel 1762.
  • Il Salottino Dorato
  • la sala Egizia, dal pavimento a mosaico a motivi egizi e classicheggianti
  • la sala d’Ercole, dall’affresco della volta realizzata dal pittore Giovan Battista Ronchelli
  • la sala Dhò, precedentemente camera da letto ai tempi dei Villa
  • la galleria dei busti

Il Museo al primo piano di Palazzo Morando Attendolo Bolognini è suddiviso in due percorsi distinti: la Pinacoteca, allestita nelle sale verso il cortile interno, e gli appartamenti nobiliari che si affacciano su via Sant’Andrea.

La Pinacoteca conserva un’importante collezione iconografica che illustra le trasformazioni del tessuto urbano e le principali manifestazioni della vita pubblica e privata della città di Milano tra il XVII e l’inizio del XX secolo.

Provenienti dalla collezione di Luigi Beretta, acquisita dal Comune nel 1934, queste opere, che avevano trovato una prima sede a Palazzo Sormani con il nome di Museo di Milano, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che avevano gravemente danneggiato Palazzo Sormani, vennero trasferito nelle sale di Palazzo Morando Attendolo Bolognini.

Dal 2010 Palazzo Morando | Costume Moda Immagine riserva alcune sale del primo piano all’esposizione a rotazione del ricco patrimonio di costumi, abiti e accessori del Comune di Milano databili tra il XVII e il XXI secolo.

Le mostre di abiti, limitate per motivi conservativi a particolari momenti dell’anno, vogliono rendere conto della peculiarità della collezione e del lavoro di riordino e di catalogazione dei depositi tuttora in corso.

Negli ultimi anni la raccolta è stata incrementata grazie a donazioni e acquisti mirati che hanno consentito di arricchire il patrimonio con grandi nomi della moda italiana e internazionale. Nelle sale della cosiddetta «Ala nuova» viene così valorizzata, attraverso esposizioni periodiche, la ricca collezione di abiti e accessori della Città di Milano.

Per meglio sottolineare l’importanza nel campo del Costume/Moda/Immagine di questo Museo attraverso anche collaborazioni con i più importanti “brand” del settore, vi dò un’anticipazione:

Fondazione Nicola Trussardi e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine sono lieti di annunciare Fata Morgana: memorie dall’invisibile, una mostra ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi per Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, con la curatela di Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini.

La mostra è pensata dalla Fondazione Nicola Trussardi appositamente per gli spazi di Palazzo Morando, sede museale dedicata alla storia della città di Milano e residenza della contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini (Alessandria d’Egitto, 1876 – Vedano al Lambro, Monza Brianza, 1945), che tra Otto e Novecento raccolse una vasta biblioteca su temi occultistici, spiritici e alchemici, oggi custoditi all’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana.

È a partire dalla figura della Contessa e da questo luogo carico di suggestioni che prende forma l’idea di un progetto espositivo unico, dedicato a pratiche artistiche ispirate all’invisibile, all’automazione psichica e alla trance come modalità di creazione.

Fata Morgana è un personaggio mitologico appartenente al ciclo delle leggende di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, spesso associata a luoghi misteriosi come l’isola di Avalon, terra di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti: nell’immaginario collettivo è una maga potente – ora benevola, ora spietata, custode di segreti, illusioni e mondi intermedi, capace di potenti incantesimi, sortilegi e inganni – ma anche, nelle interpretazioni più recenti, una donna libera, indipendente e anticonformista che vive senza seguire le regole imposte dalla società.

La mostra trae ispirazione dal poema Fata Morgana, scritto da André Breton nel 1940, e intreccia storia, arte e misticismo in un viaggio attraverso visioni, estasi, apparizioni e immaginari alternativi per esplorare il rapporto tra arte, occulto e dimensioni interiori. Con dipinti, fotografie, documenti, disegni e oggetti rituali Fata Morgana: memorie dall’invisibile presenta le opere di medium, mistiche e mistici, visionarie e visionari, artiste e artisti che hanno aperto varchi tra il visibile e l’invisibile. 

Al centro della mostra ha un posto di rilievo un prezioso nucleo di opere di Hilma af Klint, leggendaria pittrice svedese che agli inizi del Novecento – guidata da presenze medianiche – sviluppò un linguaggio astratto del tutto originale, precorrendo pionieri dell’astrazione come Wassily Kandinsky e Piet Mondrian. 

Dal 9 ottobre al 30 novembre 2025

Il Museo al primo piano di Palazzo Morando Attendolo Bolognini è suddiviso in due percorsi distinti: la Pinacoteca, allestita nelle sale verso il cortile interno, e gli appartamenti nobiliari che si affacciano su via Sant’Andrea.

La Pinacoteca conserva un’importante collezione iconografica che illustra le trasformazioni del tessuto urbano e le principali manifestazioni della vita pubblica e privata della città di Milano tra il XVII e l’inizio del XX secolo.

Provenienti dalla collezione di Luigi Beretta, acquisita dal Comune nel 1934, queste opere, che avevano trovato una prima sede a Palazzo Sormani con il nome di Museo di Milano, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che avevano gravemente danneggiato Palazzo Sormani, vennero trasferito nelle sale di Palazzo Morando Attendolo Bolognini.

Dal 2010 Palazzo Morando | Costume Moda Immagine riserva alcune sale del primo piano all’esposizione a rotazione del ricco patrimonio di costumi, abiti e accessori del Comune di Milano databili tra il XVII e il XXI secolo.

Le mostre di abiti, limitate per motivi conservativi a particolari momenti dell’anno, vogliono rendere conto della peculiarità della collezione e del lavoro di riordino e di catalogazione dei depositi tuttora in corso.

Negli ultimi anni la raccolta è stata incrementata grazie a donazioni e acquisti mirati che hanno consentito di arricchire il patrimonio con grandi nomi della moda italiana e internazionale. Nelle sale della cosiddetta «Ala nuova» viene così valorizzata, attraverso esposizioni periodiche, la ricca collezione di abiti e accessori della Città di Milano.

Per meglio sottolineare l’importanza nel campo del Costume/Moda/Immagine di questo Museo attraverso anche collaborazioni con i più importanti “brand” del settore, vi dò un’anticipazione:

Fondazione Nicola Trussardi e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine sono lieti di annunciare Fata Morgana: memorie dall’invisibile, una mostra ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi per Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, con la curatela di Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini.

La mostra è pensata dalla Fondazione Nicola Trussardi appositamente per gli spazi di Palazzo Morando, sede museale dedicata alla storia della città di Milano e residenza della contessa Lydia Caprara Morando Attendolo Bolognini (Alessandria d’Egitto, 1876 – Vedano al Lambro, Monza Brianza, 1945), che tra Otto e Novecento raccolse una vasta biblioteca su temi occultistici, spiritici e alchemici, oggi custoditi all’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana.

È a partire dalla figura della Contessa e da questo luogo carico di suggestioni che prende forma l’idea di un progetto espositivo unico, dedicato a pratiche artistiche ispirate all’invisibile, all’automazione psichica e alla trance come modalità di creazione.

Fata Morgana è un personaggio mitologico appartenente al ciclo delle leggende di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, spesso associata a luoghi misteriosi come l’isola di Avalon, terra di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti: nell’immaginario collettivo è una maga potente – ora benevola, ora spietata, custode di segreti, illusioni e mondi intermedi, capace di potenti incantesimi, sortilegi e inganni – ma anche, nelle interpretazioni più recenti, una donna libera, indipendente e anticonformista che vive senza seguire le regole imposte dalla società.

La mostra trae ispirazione dal poema Fata Morgana, scritto da André Breton nel 1940, e intreccia storia, arte e misticismo in un viaggio attraverso visioni, estasi, apparizioni e immaginari alternativi per esplorare il rapporto tra arte, occulto e dimensioni interiori. Con dipinti, fotografie, documenti, disegni e oggetti rituali Fata Morgana: memorie dall’invisibile presenta le opere di medium, mistiche e mistici, visionarie e visionari, artiste e artisti che hanno aperto varchi tra il visibile e l’invisibile. 

Al centro della mostra ha un posto di rilievo un prezioso nucleo di opere di Hilma af Klint, leggendaria pittrice svedese che agli inizi del Novecento – guidata da presenze medianiche – sviluppò un linguaggio astratto del tutto originale, precorrendo pionieri dell’astrazione come Wassily Kandinsky e Piet Mondrian. 

Dal 9 ottobre al 30 novembre 2025

Contatti

Lavoriamo insieme? Contattami

Per qualsiasi informazione o collaborazione, contattatemi ai miei recapiti.

Email